Spesso ci viene rivolta questa domanda, spesso il nome straniero fa pensare a qualcosa da dover imparare, qualcosa che non ci appartiene. In realtà la presenza mentale (che è la traduzione in italiano del termine Mindfulness) è la capacità naturale della mente di essere presente in modo non giudicante. È una capacità innata, ci appartiene in qualità di esseri umani.

Solo che, abitualmente, non viene allenata. Siamo abituati ad essere sempre distratti, sempre coinvolti nei pensieri, tanto da arrivare ad identificarci completamente con essi. Perciò viviamo la nostra vita in balia del pilota automatico che reagisce seguendo ciò che ha appreso nelle esperienze passate.

Tutto questo causa molta sofferenza nell’ambiente interiore. Ci ritroviamo prigionieri di alcuni schemi mentali senza nemmeno renderci conto del perché e abbiamo la sensazione di non poter fare altrimenti.

Ma non è così. La Mindfulness ci permette di disinserire il pilota automatico portando attenzione al momento presente. Ci aiuta a rispondere alle difficoltà della vita invece di reagire.

Per sviluppare questa qualità serve allenarla. La alleniamo proprio come se fosse un muscolo, in modo disciplinato e quotidiano. E come facciamo? Attraverso la meditazione, portando un’attenzione leggera a un supporto. E ogni volta che ci distraiamo riportiamo l’attenzione al supporto. È importante che l’attenzione sia leggera, come una piuma che si posa su un ruscello. In questo modo ci permettiamo di essere presenti e consapevoli di tutta la nostra esperienza nel suo insieme.

Ma non basta. È altrettanto importante essere presenti in modo aperto e accogliente, permettendo alla nostra esperienza di rivelarsi così com’è. È un allenamento lungo ma può davvero cambiare la qualità della vita. Una mente allenata è una mente che causa meno sofferenza sia a noi stessi che agli altri.